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Supporti fisici: CD vs. Vinile

CD vs. Vinile: ecco cosa sta succedendo

Da qualche tempo ho l’impressione che, almeno presso il pubblico “generalista”, l’LP faccia “figo”, mentre il CD è considerato roba da “sfigati”, per questo ho deciso di affrontare la spinosa questione CD vs Vinile.

Ascoltare il vinile ti qualifica come ”intenditore”, mentre l’ascolto del CD ti declassa a parvenu. Mi azzarderei a scrivere che sembra ormai diventato un dovere sociale, oltre a capirne di vini (ma anche un pò di orologi non guasta), anche ascoltare i vinili. Che poi, detto fra noi, i CD dopo quarant’anni di evoluzione suonano veramente bene. Assai meglio rispetto agli esordi che datano al 17 agosto 1982 quando il primo CD venne prodotto in una fabbrica della Philips ad Hannover in Germania. Era La Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss diretta da Herbert von Karajan con la Berliner Philharmoniker. Invece il primo album pop ad essere stampato in CD fu The Visitors degli ABBA, mentre il primo ad essere immesso sul mercato fu 52nd Street di Billy Joel, commercializzato il 1º ottobre 1982 in Giappone insieme ad un lettore. La data del 2 marzo 1983 è considerata quella in cui il formato CD iniziò la conquista dei mercati, coincidendo con la pubblicazione da parte della CBS di ben 16 Compact Disc. Nel prossimo paragrafo cercheremo di approfondire i dati sulla lunga diatriba CD vs Vinile!

Leggiamo assieme i dati

Sono tornato a riflettere sulla questione CD vs Vinile dopo aver letto un articolo su The Verge nel quale era riportato che, per il secondo anno consecutivo, le vendite degli LP hanno sopravanzato quelle dei CD. Come avrete capito qui si parla di numeri, territorio per me ostico, tuttavia ho provato a cercare qualche notizia per approfondire la questione. Per fare un raffronto con la situazione nel nostro paese sono andato sul sito della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) dove ho potuto leggere una statistica, aggiornata al primo semestre del 2023, dalla quale si evince che la quota di mercato complessiva dei supporti fisici è scesa dell’1% rispetto al primo semestre del 2022. Tuttavia, pur scendendo dal 17% al 16%, la performance è comunque buona. Gli incassi infatti sono cresciuti del 9,4%, arrivando a sfiorare i 28 milioni di euro di fatturato complessivo, e questo grazie all’incremento del 14,3% delle vendite dei vinili e del 5,3% nelle vendite dei CD.

Analisi FIMI primo semestre 2023
Ricavi del mercato discografico italiano nel 2023 (fonte FIMI).

Una lettura superficiale di questi dati può tuttavia generare un pò di confusione: da una parte ci sono i dati che si riferiscono al volume di denaro generato dalla vendita mentre dall’altro quelli che fanno riferimento al numero dei pezzi venduti. Si tratta di punti di vista diversi: il primo dato rispecchia quello della filiera discografica che pone in evidenza il fatto che il mercato degli LP sia più remunerativo di quello dei CD. Se si osserva il fenomeno con l’occhio di chi acquista il prodotto nel negozio di dischi (anche online), le cose stanno in modo diverso. Detto in altri termini: il profitto generato non costituisce un indicatore della popolarità di un formato rispetto ad un altro. Del resto la cosa è piuttosto intuitiva. Prendiamo il caso del disco primo in classifica al momento in cui scrivo (apr. 2024): Icon di Tony Effe (Island/Universal Music); nella versione CD, su Amazon, costa 17,99 € mentre nella versione LP 31,05 €. Ogni copia in vinile venduta genera 13,06 € di profitto in più. Come si può notare nell’intestazione del grafico al quale ho fatto riferimento si parla di Music Revenue in milioni di €, non di pezzi venduti e in effetti il vinile fa meglio del CD.

Però leggete bene il dato dello share: lo streaming fa l’82%, mentre il fisico arriva al 16%, in calo rispetto al 17% e 19% dei due anni precedenti. Tuttavia ciò non ci dice ancora nulla in merito al numero di pezzi venduti. Per avere questo dato ho provato a guardare sul sito della RIAA, Recording Industries Association of America. Nel primo grafico abbiamo la distribuzione delle vendite tra i vari formati che non si discosta dal trend europeo.

Ricavi del mercato discografico USA 2023
Ricavi del mercato discografico USA 2023 e distribuzione dei formati. (fonte RIAA)

Nella seconda invece abbiamo finalmente, oltre agli incassi, le unità fisiche vendute.

2023 Physical vs. digital (RIAA)
Vendite del mercato discografico USA nel 2023 relative ai supporti fisici. Vengono riportati i milioni di pezzi venduti e la percentuale relativa. Il dato della prima colonna è relativo al 2022, quello della seconda al 2023, quello della terza alle percentuali (fonte RIAA).

Qui vediamo che nell’anno 2023, nell’enorme mercato americano, sono stati venduti 37 milioni di CD (sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente) che hanno generato un profitto di $537.1, mentre i vinili venduti sono stati 43.2 milioni (2.7 milioni in più) con un ricavo che si avvicina al doppio cioè $1,350.2

E in Europa? Le cose vanno diversamente: l’equivalente della nostra FIMI in Germania si chiama BVMI (Bundesverband Musikindustrie) e pubblica annualmente un report molto dettagliato. Sul loro sito ho trovato un grafico piuttosto interessante, che riporto qui di seguito, e dal quale è possibile cogliere la differenza tra i pezzi venduti in formato CD e quelli in formato LP.

vendite mercato tedesco 2023.
Confronto vendite dei vari formati sul mercato tedesco nel 2023 (fonte BVMI).

Il dato si commenta da sé: in Germania nel 2023, a fronte di 6,3 milioni di LP venduti, sono stati venduti 11,3 milioni di CD; risultato interessante giacché il confrontando il dato del 2021 si può vedere come gli LP venduti erano stati 4,5 milioni, mentre i CD venduti 25,1.

Al contrario in UK Le vendite di CD sono aumentate l’anno scorso per la prima volta in due decenni: i CD hanno registrato un aumento del 2% a causa dell’inflazione dei prezzi e del successo di alcuni album esclusivi più costosi che vengono acquistati dagli appassionati di musica, alcuni dei quali optano per il formato CD, ancora relativamente economico, al posto del vinile. il valore di tutte le vendite di musica – comprese le spese per streaming, vinile, CD e download – è aumentato del 9,6% nel 2023 per raggiungere 2,2 miliardi di sterline, solo lo 0,08% in meno del record di 22 anni prima, secondo la Digital Entertainment and Retail Association (ERA).

Dunque, tirando le somme, il CD è finito e l’LP lo ha soppiantato? Direi di no. Intanto l’ottanta percento circa delle persone ascolta in streaming e tra queste la stragrande maggioranza lo fa a risoluzione bassa o bassissima, quindi con qualità pessima. Il rimanente venti percento ascolta ancora prevalentemente in CD e solo una minoranza compra gli LP. Sarebbe poi molto interessante sapere “come” e “se” li ascolta, visto che un’altra statistica nella quale mi sono imbattuto indica che un 30% degli acquirenti non possiede nemmeno un giradischi. Ma allora, mi chiedo, perché li comprano? Qui torniamo al punto di partenza: perché “fa figo”.

Che cosa brutta…

Giulio Salvioni

Scritto da Giulio Salvioni

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